Rimedi Naturali per l’autoimmunità
del Sistema Immunitario
Introduzione all’autoimmunità
Noel Rose (3 dicembre 1927-30 luglio 2020), immunologo e microbiologo, negli anni ’50 è stato il primo compiere esperimenti a sostegno dell’esistenza delle malattie autoimmunitarie. I disturbi autoimmuni si verificano quando il corpo non riesce a distinguere tra sé e non sé. Dal momento che ciò accade, il corpo sta producendo anticorpi diretti verso i propri organi e tessuti. Pertanto nei disturbi auto-immunitari ci sono gli autoanticorpi che attaccano per errore le cellule normali. Attualmente, sono state riconosciute e catalogate circa 80 malattie autoimmuni.
Alcune recenti ricerche mostrano che la risposta infiammatoria anormale è strettamente associata a molte malattie croniche, specialmente nelle malattie autoimmuni. In particolare questo accade nelle malattie come l’artrite reumatoide, la malattia infiammatoria intestinale (IBD), lupus eritematoso sistemico (LES), diabete T1. L’infiammazione è parte integrante della risposta immunitaria, quindi l’infiammazione va considerata come una normale difesa fisiologica che viene attivata contro l’infezione da agenti patogeni oppure un danno ai tessuti. L’infiammazione ha un andamento correlato all’infezione e termina rapidamente in circostanze che tornano normali. Tuttavia, in molte condizioni croniche accade che la risposta infiammatoria continua a sussistere portando essa stessa significativi danni ai tessuti / organi. La dis-regolazione infiammatoria del sistema immunitario è alla base delle manifestazioni autoimmuni. In questa ricerca è riassunta la rilevanza della segnalazione aberrante di NF-kappaB (fattore dell’infiammazione) per lo sviluppo e la perpetuazione di alcune malattie autoimmuni.
Le Cellule T regolatorie
Fra i numerosi componenti del sistema immunitario vi sono i linfociti T regolatori. Questi hanno una funzione regolatoria nel sistema immunitario. Quando si verificano malattie autoimmuni, le cellule T regolatorie falliscono nella loro funzione. Ciò si traduce in danni a vari organi e tessuti stabilendo così una condizione che viene definita malattia autoimmune. Alcune manifestazioni autoimmuni, come ad esempio la tiroidite di Hashimoto, sono abbastanza diffuse, mentre altre sono più rari da osservare. Inoltre alcune di queste malattie sono definite sistemiche come il Lupus eritematoso sistemico (LES) o la Sindrome di Sjögren. Di seguito un elenco delle principali manifestazioni autoimmuni:
Malattie autoimmuni che colpiscono la pelle e il tessuto connettivo
– Psoriasi
– Vitiligine
– Sclerodermia
– Alopecia areata
Malattie autoimmuni che colpiscono il sangue
– Anemia emolitica
– Poliarterite nodosa
Malattie autoimmuni che colpiscono il sistema digestivo
– Celiachia
– Malattia infiammatoria intestinale IBD (morbo di Crohn e la colite ulcerosa)
Malattie autoimmuni che colpiscono gli ormoni
– Diabete di tipo 1
– Malattia di Graves
– Tiroidite di Hashimoto
Malattie autoimmuni che colpiscono il sistema nervoso
– Sclerosi multipla
– Sindrome di Guillain Barre
– Miastenia grave
Malattie autoimmuni che colpiscono le articolazioni
– Artrite reumatoide
Malattie autoimmuni che colpiscono gli occhi
– Uveite
Le malattie auto-immuni colpiscono tra il 5% ed il 10% della popolazione ed in genere hanno un andamento cronico. Dalle statistiche sulla vita media risulta che le donne sono più resistenti e vivono più a lungo degli uomini. Infatti esse restano meno suscettibili alle malattie infettive, probabilmente a causa di un sistema immunitario più reattivo. Il rovescio della medaglia è che circa l’80% degli individui con malattie autoimmuni è rappresentato da individui di sesso femminile. E’ quindi evidente che gli ormoni in generale hanno un ruolo importante nei disturbi auto-immunitari. In particolare gli Estrogeni stimolano più degli Androgeni l’asse Surrenalico-Ipotalamico (CRH). In questa ricerca è riportato che: in particolare, i nostri dati mostrano ulteriormente che il ruolo di potenziamento degli estrogeni sulla risposta immunitaria / infiammatoria viene esercitato attivando la via del complesso NFkB. Inoltre in questa pubblicazione viene spiegato come Il fattore di trascrizione NF-κB regola molteplici aspetti delle funzioni immunitarie innate e adattive e funge da mediatore fondamentale delle risposte infiammatorie. NF-κB induce l’espressione di vari geni pro-infiammatori, compresi quelli che codificano citochine e chemochine, e partecipa anche alla regolazione dell’inflammasoma.
Vitamina D, il regolatore del sistema immunitario
Da ultime ricerche accreditate, come ad esempio questa, risulta che negli ultimi decenni, è diventato sempre più chiaro che il ruolo della vitamina D vada ben oltre la regolazione dell’omeostasi del calcio e della salute delle ossa. Un importante effetto extrascheletrico della vitamina D è la modulazione del sistema immunitario. Anche in questa ricerca è riportato che: Un principale effetto extra-scheletrico dell’attività della vitamina D è correlato all’omeostasi del sistema immunitario. Quindi, un asse della vitamina D-VDR disturbato è potenzialmente visto come un fattore scatenante per un ampio spettro di malattie autoimmuni, come artrite infiammatoria, malattie del tessuto connettivo, endocrinopatie e diverse categorie di malattie del fegato autoimmuni. I dati in vitro e in vivo supportano questo collegamento e dimostrano che, almeno in condizioni sperimentali, la modulazione della vitamina D del sistema immunitario innata e quello adattativo può contribuire a prevenire la suscettibilità all’autoimmunità e migliorare la loro gestione terapeutica.
Non è stato ancora ben chiarito quale sia il ruolo della Vitamina D nelle malattie autoimmuni, tuttavia in questa ulteriore ricerca si afferma che: indipendentemente dalla causa e dall’effetto specifico, la letteratura generalmente associa una ridotta risposta autoimmune a livelli più elevati di vitamina D.
Tuttavia è molto probabile che la Vitamina D agisca in sinergia con altri nutrienti, così come riportato in questa ricerca: La carenza di vitamina D modifica il microbioma intestinale riducendo la produzione di vitamina B nell’intestino. La conseguente mancanza di acido pantotenico (B5) influisce negativamente sul sistema immunitario, producendo uno stato “pro-infiammatorio” associato ad aterosclerosi e autoimmunità.
Inoltre il Selenio anche risulta associato all’efficacia della Vit. D come spiegato in quest’altra ulteriore ricerca dal titolo: La seleniometionina potenzia l’impatto della vitamina D sull’autoimmunità tiroidea nelle donne eutiroidee con tiroidite di Hashimoto e bassi livelli di vitamina D.
Curcuma, un antico rimedio dalle mille proprietà
La curcuma (Curcuma longa), detta anche “zafferano indiano” a causa del suo colore giallo brillante, è principalmente una spezia, appartenete alla famiglia dello zenzero (Zingiberaceae). Molto usata in India ed in tutto il sud-est asiatico, la curcuma è stata studiata scientificamente da oltre due secoli. Il principale produttore mondiale di curcuma è l’India, che è stata utilizzata come rimedio ayurvedico e agente aromatizzante fin dai tempi antichi (più di 4000 anni).
Infatti come riportato in questa ricerca ancor più negli ultimi decenni, sono stati condotti molti studi clinici sull’integrazione di curcumina su varie malattie autoimmuni tra cui l’osteoartrite, il diabete di tipo 2 e la colite ulcerosa. Nel complesso, la supplementazione di curcumina emerge come un agente terapeutico efficace con effetti collaterali minimi o nulli, che possono essere aggiunti insieme agli attuali standard di cura.
La curcuma possiede numerose proprietà curative, ma in questa sede ci interessano soprattutto le sue proprietà antinfiammatorie. In questa ricerca sono stati osservati gli effetti di una particolare formulazione biodisponibile di curcuma in soggetti con Artrite reumatoide. I risultati evidenziano che dodici pazienti in ciascun gruppo hanno ricevuto placebo 250 o 500 mg di prodotto a base di curcumina due volte al giorno per 90 giorni. Le risposte dei pazienti sono state valutate utilizzando la risposta dell’American College of Rheumatology (ACR), la scala analogica visiva (VAS), la proteina C-reattiva (CRP), il punteggio di attività della malattia 28 (DAS28), il tasso di sedimentazione degli eritrociti (ESR) e valori di fattore (RF). I pazienti con artrite reumatoide che hanno ricevuto il prodotto a base di curcumina a dosi sia basse che alte hanno riportato cambiamenti statisticamente significativi nei loro sintomi clinici alla fine dello studio.
L’efficacia della curcuma è stata anche studiata in un’altra malattia autoimmunitaria di tipo sistemico come il lupus. Infatti in questa ricerca dal titolo “La curcumina attenua l’autoimmunità e il danno renale in un modello sperimentale di lupus eritematoso sistemico (SLE)” nelle discussioni finali leggiamo testualmente che la curcumina è un’opzione terapeutica aggiuntiva economica per i topi SLE con potenziale efficacia traslazionale nell’uomo poiché l’attuale studio ha dimostrato che il trattamento con la curcumina orale può ridurre l’attività autoimmune (differenze nel peso della milza), danno renale (declino della glomerulo-sclerosi) e migliorare la funzione renale.
Curcuma Fitosomata, una questione di biodisponibilità
L’assunzione di Curcuma come nutraceutico causa non pochi problemi di biodisponibilità. In questa ricerca sono prese in esame le forme più altamente biodisponibili di curcumina, le quali sono da preferire anche alle tradizionali associazioni con la piperina risultate peraltro avere una certa tossicità. All’interno della ricerca stessa troviamo quanto segue: E’ vero che la curcumina esercita una vasta gamma di attività fisiologiche e farmacologiche benefiche, tra cui effetti antiossidanti, anti-amiloidi, antinfiammatori, antimicrobici, antineoplastici, immunomodulanti, regolatori del metabolismo, antidepressivi, neuroprotettivi e protettivi dei tessuti. Tuttavia, la sua scarsa solubilità e scarso assorbimento nella forma libera nel tratto gastrointestinale e la sua rapida biotrasformazione a metaboliti inattivi limitano notevolmente la sua utilità come agente di promozione della salute e integratore alimentare. I recenti progressi nelle micro e nano-formulazioni di curcumina con un assorbimento notevolmente migliorato che si traduce in livelli ematici desiderabili delle forme attive di curcumina ora rendono possibile affrontare una vasta gamma di potenziali applicazioni, inclusa la gestione del dolore e come protezione dei tessuti. Fra le varie formulazioni prese in esame troviamo quella da noi preferita: la Curcuma Fitosomata (Meriva), marchio italiano INDENA S.p.A.
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Polifenoli, la giusta spinta alle cellule staminali
C’è un gruppo di sostanze di origine vegetale la cui efficacia sta emergendo con forza negli ultimi decenni. Si tratta dei polifenoli, ovvero composti fenolici largamente diffusi nel regno vegetale e dove svolgono un ruolo protettivo affrontando diversi insulti ambientali (es. Luci ultraviolette, radicali liberi e temperature). Ad esempio, nell’area mediterranea, è stato dimostrato che le olive e l’uva aumentano la produzione di polifenoli a causa della loro elevata sensibilità ai fattori di stress. In natura esistono più di 8000 polifenoli diversi come componenti principali di frutta, verdura, cereali e loro derivati (vino, olio extravergine di oliva, cioccolato e succhi) e strutturalmente possono essere suddivisi in flavonoidi e composti non flavonoidi.
I polifenoli promuovono l’immunità ai patogeni estranei attraverso vari percorsi. Diverse cellule immunitarie esprimono più tipi di recettori polifenolici che riconoscono e consentono l’assorbimento cellulare dei polifenoli, i quali successivamente attivano le vie di segnalazione per l’avvio delle risposte immunitarie. Ad esempio è stato scoperto che i polifenoli curcumina ed epigallocatechina gallato (EGCG) possono indurre cambiamenti epigenetici nelle cellule. La loro efficacia nel mantenimento della Salute è sempre più riconosciuta. Infatti in questa interessante ricerca dal titolo “Le cellule staminali come potenziali bersagli dei polifenoli nella sclerosi multipla e nella malattia di Alzheimer” si sostiene che la nozione di inefficacia dei polifenoli dovuta alla loro origine naturale deve essere abolita, poiché questi composti sono potenzialmente promettenti nel campo della medicina.
Inoltre in quest’altra ricerca dal titolo “I Polifenoli nel trattamento delle malattie autoimmuni ” viene descritto come siano molti i prodotti dietetici e quelli naturali ampiamente studiati come possibili strategie alternative di trattamento per la gestione delle malattie autoimmuni. Tra questi in particolare vi sono i polifenoli che possiedono una vasta gamma di proprietà farmacologiche e terapeutiche, incluse attività antiossidanti e antinfiammatorie. Come agenti immunomodulatori, i polifenoli sono strumenti farmaceutici emergenti per la gestione di varie malattie autoimmuni tra cui vitiligine, colite ulcerosa e sclerosi multipla (SM). Nella stessa ricerca oltre alla curcuma già vista sopra troviamo Il ginkgo biloba, la quercetina, gli estratti del tè verde (EGCG) ed il Resveratrolo.
In particolare per quest’ultimo possiamo apprezzare quanto riportato in questa ulteriore ricerca circa la sua efficacia: Oltre a trattamenti convenzionali come analgesici, farmaci antinfiammatori non steroidei e glucocorticoidi, sono state ampiamente studiate terapie innovative basate sull’immunosoppressione terapeutica e agenti biologici, nonché molecole derivate da prodotti naturali, per il loro effetto farmacologico sia sull’organo specifico che malattie autoimmuni sistemiche. In particolare nella ricerca sono stati osservati i miglioramenti indotti dalla somministrazione di Resveratrolo in casi di Epatite autoimmune, Malattia infiammatoria intestinale (IBD), Artrite reumatoide, Lupus eritematoso sistemico, Sclerosi multipla.
Microbiota, batteri al fianco del sist. immunitario
Alla popolazione batterica del nostro intestino spetta un ruolo di primo piano nell’anomalia delle reazioni autoimmunitarie. Questo articolo si concentra su ciò che è noto a proposito del ruolo che il microbiota intestinale può svolgere nella patogenesi delle malattie autoimmuni non intestinali, come la malattia di Graves, la sclerosi multipla, il diabete di tipo 1, il lupus eritematoso sistemico, la psoriasi, la schizofrenia e i disturbi dello spettro autistico. Il messaggio principale di questa revisione è che i dati abbondanti supportano l’idea che l’intestino sia un organo critico per l’equilibrio immunitario appropriato e per la prevenzione delle malattie autoimmuni non intestinali. Il punto chiave è che modificando il microbiota intestinale di un paziente che soffre di malattia autoimmune non intestinale potrebbe essere possibile migliorare l’esito di tale malattia. È interessante notare che modificando la dieta potrebbe essere possibile migliorare il microbiota intestinale per promuovere una risposta antinfiammatoria di un paziente affetto da autoimmunità. Riguardo al ruolo del microbiota nell’autoimmunità, un’altra ricerca giunge alle seguenti conclusioni: il nostro studio sottolinea l’importanza dei bifidobatteri e delle specie produttrici di lattato o butirrato in generale in relazione allo sviluppo dell’autoimmunità β-cellulare. I bifidobatteri non solo forniscono lattato e acetato alle specie produttrici di butirrato, ma migliorano anche la funzione di barriera epiteliale intestinale modulando la mucosa intestinale, prevenendo così la traslocazione, ad esempio, di Bacteroides, che a loro volta sono stati confermati essere più abbondanti nei bambini con autoimmunità beta-cellulare.
Quindi, al fine di poter influenzare positivamente il sistema immunitario, è di cruciale importanza curare il microbiota intestinale nella sua composizione ottimale. Si è anche scoperto che i batteri opportunisti attraverso la loro migrazione all’interno della popolazione cellulare possano essere l’innesco per malattie autoimmuni. Infatti in questa ricerca viene riportato quanto segue: Abbiamo scoperto che la traslocazione di un patogeno intestinale, Enterococcus gallinarum, nel fegato e in altri tessuti sistemici innesca risposte autoimmuni in un background genetico predisponente all’autoimmunità. I nostri risultati mostrano che il patogeno intestinale Gram-positivo E. gallinarum si trasloca, come risultato della rottura della barriera intestinale, in organi sistemici in ospiti autoimmuni per guidare la patogenesi autoimmune. I batteri traslocanti possono non solo alterare la differenziazione delle cellule T helper, ma possono anche agire direttamente sui tessuti colonizzati, come il fegato, per indurre autoantigeni, proteine ERV, citochine e altri fattori promotori autoimmuni. Se la complessità delle interazioni tessuto ospite-microbiota venisse considerata nell’autoimmunità cronica, ciò potrebbe offrire nuove strade terapeutiche per queste malattie debilitanti e potenzialmente letali.
In particolare riguardo ai rimedi specifici in questa ricerca hanno effettuato dei test su alcune composizioni probiotiche. L’obbiettivo era individuare una potenziale strategia per prevenire o trattare l’IBD ( malattia di Crohn e colite ulcerosa) attraverso la modulazione intestinale da parte dei probiotici. Sono state individuate tra le altre, due composizioni disponibili anche sul mercato italiano come Acronelle e VSL #3.
Infine concludiamo dicendo che in caso di autoimmunità sarebbe ancora più interessante migliorare il proprio microbiota anche attraverso l’uso dei funghi medicinali come Hericium erinaceus e Ganoderma lucidum (reishi).
Altri rimedi per la Salute del Sistema Immunitario:
– Coadiuvanti del SISTEMA IMMUNITARIO iper-reattivo (base allergica)
– Coadiuvanti del SISTEMA IMMUNITARIO ipo-reattivo (deficit immune)
Rimedi per la Salute ed il Benessere:
– sui RIMEDI NATURALI – Come e perchè sceglierli
– del SISTEMA NERVOSO (Ansia, Stress, Depressione, Etc.)
– del SISTEMA IMMUNITARIO (Autoimmunità, Allergie, Ipoimmunità)
– del SISTEMA ENDOCRINO (Disfunzioni Ghiandolari)
– delle FUNZIONI RENALI (Acidosi Tissutale, Ritenzione Idrica, Etc.)
– delle FUNZIONI METABOLICHE (Insulino-Resistenza, Zuccheri, Grassi, Etc.)
– dell’APPARATO DIGERENTE (Disbiosi, Colite, Steatosi, Morbo di Crohn)
– dell’APPARATO OSTEO-ARTICOLARE (Articolazioni, Tendini, Problemi Muscolari)
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